L'integrazione dell'arcipelago migratorio in Occidente
"... La promiscuità di tanti individui della più diversa provenienza e gli inconvenienti che provoca fanno nascere negli ospitanti il dubbio di trovarsi ancora nella terra dei propri avi, nel paese in cui sono nati e cresciuti ...
... Tra il quarto e il quinto secolo Roma e l’Italia erano divenute la parodia di quello che erano state quando ancora la promiscuità e lo sconvolgimento non si erano consolidati, non erano divenuti tessuto sociale. La società e le sue caotiche istituzioni erano irriconoscibili. Nella società erano prevalsi caratteri e modi di vivere e di sentire degli innumerevoli immigrati e dei loro discendenti che, nonostante l’integrazione formale, erano rimasti sostanzialmente estranei a una nuova identità e a un nuovo modo di sentirsi parte dell’insieme. Si era formata una società ibrida, senza carattere, senza ideali e senza punti fermi di riferimento; una società che era il risultato del miscuglio di innumerevoli individui di razze, di costumi, di tradizioni, di modi di vivere più diversi e opposti, che hanno loro impedito di integrarsi sostanzialmente. ..."
Per avere esaurienti ragguagli sull'argomento si suggerisce quanto segue:
- Francesco Caracciolo, L'integrazione dell'«arcipelago migratorio» in Occidente, pp. 168;
- Francesco Caracciolo, Come muore una civiltà e come sta morendo la nostra, pp. 408;
- Francesco Caracciolo, Mali estremi, pp. 176;